venerdì 6 novembre 2015

Un pensiero a chi nel cuore ha ancor viva la speranza.



Lo dedico a Voi, amici miei, a voi che siete andati via, a voi che da Londra, da Berlino, dal Canada e dalla nuova terra, cervelli in fuga, col cuore in mano, state ancora a sperare.

In questi momenti di scoramento, di povertà, di rassegnazione, di abbandono, di pessimismo, di illusione, di futuro rubato, di corruzione, di irresponsabilità, di appartenenza, di ombre, c’è certamente una forte sensazione di impotenza ed una grande voglia di andare e non tornare più.

Numerosi lo hanno già fatto, come gli anni ‘60, giovani e meritevoli speranze di questo vecchio Paese sempre più barbaro, coscienze libere e senza alcuna piega, via, lontane da questa Nazione.

Il “male” avanza in silenzio, ha preso il controllo, si è incuneato fin dentro le insenature più profonde della Democrazia, difficile sconfiggerlo, non c’è stata la capacità di capire, di mettersi insieme, di sopraffarlo, di comprenderne i movimenti, cosa stesse accadendo, di prendersi quello che di diritto e per meritocrazia spettava, si è vissuto di rendita ed illusione per anni, disinteressandosi, edulcorati, mentre veniva creata e cresciuta la flessibilità, il precariato, la loro giusta causa, la solitudine.

Il futuro è lontano. Si vive l’immediato giornaliero, il triste contingente. Le regole, la quasi normalità, hanno ceduto il posto allo straordinario, all’emergenza, all’eccezionale, alle rivoluzioni. Proclami che si susseguono oramai da tempo, doveri ed etica sempre richiesti/pretesi per i tanti, sempre più privi e poveri, mentre le eccezioni, le prebende, i titoli, le umane attenzioni, il lavoro, le innumerevoli ricchezze ed occasioni ai pochi, su.

Ed una classe media che viene spogliata e distrutta, fino a diventare povera. Venendo meno, come drastica conseguenza, quel collante sociale caratteristico di una Italia che in parte funzionava, che solidarizzava, che si aiutava nelle mille difficoltà.

Nell’ultimo ventennio qualcosa ha distrutto l’efficacia delle lotte e delle tante conquiste, raggiunte anche con il sacrifico della vita, tanti oramai i sottomessi alle libertà di pochi, qualcosa di sottile ha ridimensionato la possibilità di emergere ed ergersi di un’intera classe e di raggiungere posizioni superiori, annullandola, e persino forse rendendo inutili le emigrazione ed i martiri dei nostri cari.

E’ anche per loro, per quello che avevamo e ci siamo fatti togliere, per le lotte e le conquiste decennali, per la storia, per le nostre radici, per quel futuro che non si vede, per quella luce lontana, che forse un giorno sarà necessario il “ritorno", “la verità”, "la liberazione” di questa Terra.

E’ quindi maggiormente necessario avere fiducia, non cedere alla rassegnazione, sconfiggere l’indifferenza, scendere tra la gente, ridare la speranza, distrarre le masse dal male, senza farsi tirare dentro, scacciando la deriva del nulla, spogliarsi dell’effimero e dell’inutile “non serve a nulla”, dei freni celati e degli "ormai è tardi".

Obbligo morale è "lottare dritto", preservare, far conoscere, e ricordare, è maggiormente necessario essere ottimisti, creare collettivo e relazione, uscire dal network sociale, continuare a sognare lungo la linea dell’assurdo, cercare, moltiplicandoci, di abbattere la sicurezza e la stabilità dei pochi, ridistribuire, liberare, sciogliere, rendere liquida a nostro modo la società, e mandar via lo scoramento.



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