mercoledì 23 settembre 2015

«Ha rubato un melone», gli sparano alle spalle.

 Foggia. Vittima un bracciante del Burkina Faso. Un altro è ferito grave. A sparare il titolare di un terreno a Lucera e suo figlio. La comunità africana: 

«Non volevano rubare, ma chiedere lavoro.»



Un dramma della povertà in una zona diven­tata da diversi anni una spe­cie di moderno Far West. A per­dere la vita un brac­ciante di 37 anni ori­gi­na­rio del Bur­kina Faso, Sare Mamou­dou, cen­trato alla schiena dal fucile imbrac­ciato da Fer­di­nando Pia­cente, 67enne pro­prie­ta­rio del ter­reno agri­colo in cui Sare, insieme ad altri due brac­cianti afri­cani si era intro­dotto nella gior­nata di lunedì.

Siamo in con­trada Vac­ca­rella, nelle cam­pa­gne tra Fog­gia e Lucera. L’intento dei tre non è chiaro: secondo le rico­stru­zioni uffi­ciali pare voles­sero rubare un po’ di frutta, qual­che melone, che per i brac­cianti del Gar­gano è l’unico ali­mento di una risi­bile dieta medi­ter­ra­nea, per chi come loro gua­da­gna pochi euro al giorno, quando c’è lavoro.

Qual­cosa però non va secondo i piani: i cani della tenuta dei Pia­cente abbiano, aller­tando padre, e figlio, Raf­faele di 27 anni, che escono dalla loro abi­ta­zione imbrac­ciando i fucili, rego­lar­mente detenuti.

Non spa­rano subito, anche per­ché i tre brac­cianti sono molto vicini a loro: urlano, inti­mano a Sare e i suoi col­le­ghi di andar­sene, avvi­ci­nan­dosi. Ne sarebbe venuta fuori una col­lut­ta­zione vio­lenta: tra chi per soprav­vi­vere è dispo­sto anche a rischiare la vita e chi, per difen­dere il pro­prio orto, è dispo­sto anche ad andare in galera, ad ucci­dere. Ad avere la peg­gio è il 27enne Raf­faele, che viene col­pito al naso. E’ forse que­sto il motivo che fa scat­tare nel padre l’eccesso di vio­lenza: spara un paio di colpi in aria, sotto forma di avver­ti­mento. Sare e i suoi due amici scap­pano verso la loro Fiat Uno e pro­vano la fuga.

Ma i Pia­cente non hanno inten­zione di desi­stere e par­tono all’inseguimento dei tre. Un altro colpo di fucile, dopo pochi chi­lo­me­tri, fora una delle ruote della Fiat Uno che fini­sce fuori strada e costringe i tre brac­cianti alla fuga a piedi. Non con­tento del «risul­tato» otte­nuto, Fer­di­nando Pia­cente prende la mira e spara tre colpi: due feri­scono mor­tal­mente alla schiena e ad un brac­cio Sare, men­tre un terzo coglie in pieno petto Kadago Adam che resta a terra.

L’ultimo dei tre, di cui ancora non si cono­scono le gene­ra­lità, rie­sce a fug­gire nei campi sal­van­dosi la vita.

Sol­tanto in quel momento i Pia­cente riac­qui­stano un minimo di luci­dità e si riti­rano nella loro abi­ta­zione in stato di choc, come li ritro­ve­ranno sol­tanto poche ore dopo i Cara­bi­nieri del comando pro­vin­ciale di Lucera, affian­cati dai col­le­ghi di Foggia.

Il terzo brac­ciante, scam­pato il peri­colo, torna indie­tro da Kadago Adam che è a terra, ma ancora vivo: allerta il 118 che lo tra­spor­terà agli ospe­dali Riu­niti di Fog­gia dove viene rico­ve­rato in pro­gnosi riser­vata, ma non in peri­colo di vita.

Gra­zie alla rico­stru­zione for­nita dal soprav­vis­suto, i Cara­bi­nieri risa­li­ranno ai Pia­cente che saranno arre­stati in piena notte con le accuse di con­corso in omi­ci­dio volon­ta­rio e con­corso in ten­tato omi­ci­dio volon­ta­rio e porto ille­gale di armi. Il fucile infatti, pur dete­nuto legal­mente, è stato por­tato fuori dall’abitazione. Il magi­strato ha inol­tre dispo­sto l’autopsia sul corpo di Sare.
Fin qui la rico­stru­zione «uffi­ciale» dei fatti.

Per­ché da quanto abbiamo appreso le cose non sta­reb­bero esat­ta­mente così.

Nella serata di ieri, al ghetto di Rignano Gar­ga­nico, si è svolta un’assemblea della comu­nità del Bur­kina Faso. Dalla quale sarebbe emersa un’altra ver­sione: secondo la quale i tre non sareb­bero andati nel podere dei Pia­cente per rubare, ma per cer­care lavoro. Ed inol­tre i fatti si sareb­bero svolti di pome­rig­gio e non di sera. Aspetti sui quali inqui­renti e sin­da­cati hanno inten­zione di inda­gare a fondo.

Ciò nono­stante, è indub­bio che la pro­vin­cia di Fog­gia sia diven­tata una spe­cie di Far West moderno. Un feno­meno che dura da anni, non certo da oggi, ma fa spe­cie la con­ti­nuità di certi avve­ni­menti così rav­vi­ci­nati nel tempo.

Lo scorso 26 ago­sto scorso a Troia, in pro­vin­cia di Fog­gia, un agri­col­tore di 52 anni aveva ucciso un 67enne ita­liano che stava rubando nel suo podere. Il fatto accadde in un fondo agri­colo in loca­lità «Case Rotte» in agro di Troia, lungo la strada pro­vin­ciale che col­lega la città del Rosone a Faeto, sui Monti Dauni. A spa­rare fu Michele Mar­chese, di Castel­luc­cio Val­mag­giore, denun­ciato per omi­ci­dio col­poso. La vit­tima, Anto­nio Diciomma, 67enne di Ceri­gnola, aveva pic­coli pre­ce­denti per reati con­tro il patri­mo­nio, venne rag­giunto da una fuci­lata alla schiena: insieme a lui — secondo i mili­tari — vi erano altre per­sone, fug­gite nei campi dell’azienda avicola.

Poi, lo scorso 14 set­tem­bre a Fog­gia, fu ferito in un agguato il pre­giu­di­cato Mario Pisco­pia scam­pato alla morte per mira­colo. E sol­tanto dome­nica scorsa un uomo di 45 anni di San Severo, sem­pre in pro­vin­cia di Fog­gia, è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco, al ter­mine di un litigio.

Se non è Far West que­sto, poco ci manca.


FONTE

http://ilmanifesto.info/

venerdì 18 settembre 2015

L'ipocrisia, la tragedia, “le quote” del fallimento!



L'ipocrisia, la tragedia, “le quote” del fallimento! 
avevo fame e voi mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato dell’acqua, ero straniero e mi avete ospitato nella vostra casa, ero nudo e mi avete dato dei vestiti...

In passato avevo sentito usare la parola “quote”, mi ricordo che l'Unione Europea la utilizzò per limitare la produzione di latte, dando multe a quegli stati che non rientrassero in quei canoni, appunto le cosiddette “quote latte”. Me ne parlò, per la precisione, la mia amica mucca, che dopo essere stata munta per anni giornalmente si ritrovò abbandonata dal suo padrone.


Adesso tale espressione viene utilizzata per dei poveri umani. Per i diversi uomini e le donne ed i bambini che scappano dalle proprie case, a causa delle varie guerre tra fazioni diverse, istigate dai Paesi stranieri che fomentano l'uno o l'altro Stato, e fanno lucro vendendo sulla loro pelle le armi.

C'è una terribile tragedia, neppure tra gli animali si trovano tali e tante bestie, neppure nella natura più selvaggia. E l'OCCIDENTE delle Democrazie esportate alza muri, mette filo spinato, i suoi soldati a manganellare persino i bambini inermi ed indifesi.


Persone che attraversano a piedi intere Nazioni, il mare nostrum in tempesta in catapecchie di fortuna e molti non ce la fanno, che hanno subito continue violenze, visto la morte più volte, e giunti lì, proprio lì, nella culla del diritto e della civiltà, subiscono ogni tipo di violenza e privazione.


C'è davvero tanto marcio e letame in giro, c'è davvero tanta gente meschina che strumentalizza la questione e che dice, anzi che urla per non far comprendere nulla, che questi uomini, donne e bambini chiedono i cellulari ultima moda o prendono soldi, che sono tutti delinquenti... e che sulla loro pelle costruiscono vili carriere.


Quella Europa me la ricordo, lo spirito di chi la volle fondare, cambiata però nel tempo, che nel suo Statuto recitava l'Europa dei Popoli e delle Culture, mentre adesso annuncia il suo fallimento, le quote di persone, numeri, come se fossero fieno da dividere tra gli animali.


Uno Stato che respinge questa povera gente, che ordina le manganellate come risposta, che alza muri, che mette persino i carcerati a respingerli, deve essere immediatamente espulso dall'Europa. Perché se no questa non ha più motivo di esistere. Anche loro hanno dimenticato la Storia, nomn vi è memoria di cosa sia un uomo, come scrisse Primo Levi, cosa siano stati i deportati ed i sei milioni di morti.


La nostra torni ad essere una “casa comune”, insieme si può ripartire, perché “respingere i migranti che arrivano dal mare è guerra, violenza, uccidere “ (Papa Francesco). Solo lì, in quell'isola piccola del mediterraneo con bandiera Italiana, in mezzo al mare, c'è stata probabilmente accoglienza vera, un grande sforzo di Umanità, le nostre incredibili organizzazioni umanitarie, solo lì è rimasto quello spirito delle culture e dei popoli che può davvero risollevare l'Europa.

giovedì 17 settembre 2015

I Buoni, i Cattivi e... “il fumo dell'antimafia”


I Buoni, i Cattivi e... “il fumo dell'antimafia”


                                Discorsi tra Ecomulo e l'amico Bue   


Oggi ho incontrato un bue, un amico erudito, ne sa sempre una più del diavolo, che non vedevo da tempo. Mi ha parlato di cose incredibili successe in questi giorni tra gli uomini.

BUE: Ciao Ecomulo, ti vedo in forma, volevo condividere con te una riflessione. Sai, ci sono “i cattivi” e poi ci sono “i buoni”, poi a un certo punto non si comprende più nulla... chi siano gli uni e chi siano gli altri. Ieri sono stato in città, a Palermo. Qui, ultimamente, sembra non esserci confine tra quel terribile fenomeno che chiamano “mafia” ed il suo contraltare, la cosiddetta“antimafia”. La criminalità delle campagne, del territorio che uccide non esiste quasi più. Sì, c'è una delinquenza spicciola, forse maggiore, scagnozzi che domandano sempre il pizzo, ma quella organizzazione così radicata sembra avere ceduto il passo. Soprattutto per merito dei gesti eroici di persone perbene che si sono ribellate. Mi ricordo di un certo Don Pino che toglieva i bimbi dalla strada, di un certo Libero che mai avrebbe dato soldi agli esattori...tutti sempre in prima linea, soli, e poi quelli che, dopo, solo dopo, pronti a celebrarli, a portare avanti finte eucarestie!

Quella che chiamano “antimafia” appare sempre più confusa, brand, carrierismo, un posto al sole, e mischiatasi in situazioni a dir poco disdicevoli. Unta di discrezionalità, impasti ed amicizie varie. Sembra esserci una cortina di fumo che attanaglia quella voglia reale di cambiamento... che parte soprattutto e sempre dal basso...

ECOMULO : Caro Bue, penso certe volte che la nostra terra sia irredimibile, io avevo un padrone che mi raccontava tante cose, ricordo soprattutto quando mi disse una frase: “le cose cambiano per non cambiare” . E capii dopo che si riferiva a tutto questo, alla nostra bedda Sicilia. Ora appare davvero così, magari mi sbaglio ma quando qualcosa sembra cambiare, dopo gli arresti, dopo i sequestri dei beni mafiosi, dopo aver individuato i flussi di denaro, secondo il grande intuito di Giovanni Falcone, arrivano i professionisti, i “colletti bianchi” li chiamano, i figli dei padri, gli amici, succede che cala un silenzio, e tutto piomba nell'abisso, ad uno stadio di stasi...

Adesso il nuovo “caso Palermo”, ho sentito che la Procura di Caltanissetta ha aperto una indagine su tre giudici del tribunale di Palermo - Silvana Saguto (che era presidente della sezione sulle misure di prevenzione), Lorenzo Chiaromonte e Tommaso Virga, già consigliere del Csm - e il pm della Dda Dario Scaletta e su alcuni amministratori di beni. Una cosa molto triste...

BUE : I piccioli sono la rovina dell'uomo e spesso anche il bene diventa male. Le consulenze d'oro, le tavole apparecchiate. Anche al Csm è stato già aperto un fascicolo in Prima Commissione, competente su eventuali trasferimenti d'ufficio per incompatibilità. E il procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, ha avviato accertamenti preliminari sull'indagine della procura di Caltanissetta . Walter Virga, figlio di uno dei magistrati indagati, ha lasciato l'amministrazione giudiziaria di Rappa e Bagagli. Un terremoto insomma, solo all'inizio, che successivamente ci dirà forse chi sono i veri colpevoli...

ECOMULO: Come sempre c'è voluto una martellamento di alcuni (pochi) mezzi di informazione.
Le Iene di Italia 1 e Pino Maniaci con la sua redazione di TeleJato, una piccola televisione con sede a Partinico. Pensa, un Tribunale, quello di Palermo, che dovrebbe gestire il 43 per cento dei beni sequestrati e confiscati ai mafiosi. Non esiste ad esempio un albo degli amministratori giudiziari, che pure dovrebbe esistere, come dice la legge del 2010 (DECRETO LEGISLATIVO 4 febbraio 2010, n. 14 e successive modifiche) e tutto viene deciso dal presidente dell’ufficio delle misure di prevenzione e dei suoi sostituti, e pure le ricche parcelle... Mancano le regole nel luogo delle regole, tutto in maniera discrezionale …

BUE: amico mio, ti vedo informato, pensa, ci sono dei beni societari che da più di 15 anni sono gestiti da avvocati, non c'è trasparenza mancando l'albo, gente che non ha la visione e le competenze imprenditoriali adeguate, e spesso sono gli stessi; tante, troppe le figure istituzionali coinvolte... E poi, non si comprende quanto negativo sia il messaggio che passa: proprietà e aziende sequestrate ai mafiosi molto floride ed attive che, dopo alcuni anni, nelle mani di questi amministratori, falliscono e vanno in malora...una terra senza speranza fin quando non ci sarà un cambiamento che parta e decida dal basso e finché il fumo non sarà del tutto sparito. Adesso devo andare in stalla, ci sono altre storie che vorrei raccontarti, ma facciamo la prossima volta.

ECOMULO: ciao bue, ti lascio anche io, volevo solo ricordare cosa diceva Cicerone :

“nullum enim est tempus quod iustitia vacare debeat” (non vi è nessuna circostanza nella quale non si debba operare secondo giustizia. Cicerone I, 62)